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I Colori del SEO

Chantal Bombaci No Comments

SEO, un acronimo che sta per Search Engine Optimization , tre lettere fondamentali per ogni strategia di Web Marketing. Per questo abbiamo intervistato un collega di grande esperienza nel settore.

La parola a Daniele Muscarella, laureto in Ingegneria Informatica, si occupa di SEO per la sua web agency vidacms.it e per il portale di web reputation difesareputazione.it.

 


 

 

1 – Prima domanda: Come riuscire nell’ardua impresa dell’ottimizzazione sui motori di ricerca?

Banalmente vorrei risponderti che fare un buon lavoro SEO significa piazzare i propri contenuti nei primi posti delle SERP corrispondenti a tutte le keywords più ricercate. E’ evidente che tutti i webmaster vogliono la stessa cosa e che quindi, usando un termine tanto caro a Google, c’è moltissima competitività sulle keywords più popolari. Fare un buon lavoro oggi significa innanzi tutto identificare all’interno dei servizi/prodotti che si vuole proporre la giusta nicchia nel quale ottenere ottimi risultati. In america si usa dire “niche is rich” perché oggi la SEO si concentra sulle ricerche a coda lunga. Se ad esempio la mia azienda vende e produce gelati è molto difficile ottenere la prima posizione sulla ricerca “gelati”, è molto più proficuo lavorare su keywords come “gelati senza lattosio” o “gelati artigianali”, probabilmente la frequenza delle ricerche sarà minore ma gli utenti che hanno utilizzato la ricerca a coda lunga è molto più profilata e probabilmente interessata all’acquisto di chi magari ha cercato genericamente “gelati”.

2 – Cosa risulta essere necessario per creare dei ”contenuti di qualità”?

L’obiettivo di Google è quello di offrire ai propri utenti il miglior servizio possibile con Google Search. Vuole in pratica che i contenuti mostrati siano quelli realmente più interessanti rispetto ad una determinata ricerca. Un sistema quasi “naturale” e ben lontano dalle manipolazioni e dagli errori dei sistemi di 10 anni fa. Google premia quindi i contenuti di qualità, e all’interno di questo semplice aggettivo racchiude svariati parametri, dalla naturalezza del testo, la giusta disposizione dello stesso, l’evidenziazione delle parti più interessanti, l’integrazione con foto e video (il 2015 ed i primi mesi del 2016 hanno evidenziato la crescita esponenziale dell’interesse verso i contenuti video), e soprattutto l’originalità dei contenuti.
3 – A proposito di Inbound link: come gestirli?

Sebbene oggi abbia veramente meno importanza di un tempo è sicuramente ancora utile avere una buona referenziazione dei propri contenuti. Oggi più che ieri però bisogna stare attenti alla qualità di questi referenziatori, evitando con cura quelli “generalisti” in stile directory, cercando invece di ottenere guest post con inbound link su siti/blog popolari e famosi sull’argomento corrispondente ai contenuti che vogliamo promuovere.

4 – Andiamo un po’ sul personale, quale tra i social network è per te il più efficace in un’ottica SEO?

A dire il vero la maggior parte dei social network pubblicano i link con l’attributo no-follow e quindi in teoria non hanno alcuna valenza per la strategia SEO. Google in realtà ha cambiato radicalmente l’approccio con cui analizza i social network per valorizzare il posizionamento dei contenuti, dando maggiore importanza a tutti i profili e le pagine con molto seguito e con un alto numero di interazioni e condivisioni. Premia quindi l’autorevolezza della fonte (da qui il sempre maggiore interesse per quei profili con moltissimi follower, i così detti “influencer”) ancora una volta nel modo più “naturale” possibile. In tal senso ritengo che oggi sia Facebook quello che più di tutti può aiutare in ottica SEO.

5 – E’ il momento del linguaggio in codice: keywords, tag html, rich snippet. Parlaci di queste terrificanti creature.

Tutto il lavoro di SEO on-page è fondamentale. Non bisogna usare pratiche di over-optimizing ma seguire le indicazioni che lo stesso google fornisce nella sua Google Search Console. In tal senso i meta tag “description” ed il tag “title” sono ancora oggi molto importanti (anche perché sono parte dello snippet del tuo contenuto nelle SERP) e sono importanti anche i tag di heading e gli altri evidenziatori. Tutte le informazioni aggiuntive come i rich snippet e i dati strutturati sono parimenti importanti così come tag specifici per le condivisioni (le twitter:card e i meta open graph). In generale direi che un sito tecnicamente ben strutturato rispecchia quella “qualità” a cui facevamo riferimento anche sopra.

6 – Esponici ora una strategia per te efficace.

Io ritengo che aggiungere informazioni testuali ai link ed alle foto sia fondamentale. In tal senso gli attributi “title” ed “alt” andrebbero sempre aggiunti ai rispettivi tag.

7 – L’importanza di un sito ottimizzato per mobile, è necessario per raggiungere il nostro obiettivo?

Direi che in questo caso si dovrebbe parlare di penalizzazione. I siti non responsive sono sicuramente penalizzati nel posizionamento e quelli tecnologicamente adeguati vengono evidenziati con la dicitura “mobile friendly”. Le statistiche ormai dicono chiaramente che l’accesso ad internet avviene principalmente da dispositivi mobile. E’ ovvio che Google voglia proporre ai propri clienti contenuti che funzionano bene da smartphone e tablet.

8 – Nell’era dei Blog, cosa ci puoi dire a riguardo?

Il blog consente di aggiornare frequentemente il proprio sito. Qualche anno addietro Google ha rilasciato un algoritmo premiante in questo senso (“Google Freshness Update” o “Caffeine 2.0”). Inoltre un blog può essere utilizzato per referenziare parti del sito. E’ sicuramente utile.

9 – Velocità, compressione, interfaccia ‘user friendly’, pulizia del codice html, quanto impattano questi elementi?

Anche in questo caso direi che sono parametri che rientrano nel concetto generico di qualità. A quale utente piace aspettare svariati minuti prima di vedere apparire un contenuto sul proprio smartphone, magari perché impegnato a scaricare pesantissimi script? A nessuno suppongo! Ecco, questo google lo sa ed evita quindi di proporre siti non ottimizzati o troppo lenti.

10 – E’ il tuo grande momento, vai con la domanda (e la risposta) che non può assolutamente mancare agli sgoccioli di questa intervista.

Beh la domanda giusta poteva essere: è un lavoro semplice e dai risultati immediati? No, assolutamente. Bisogna analizzare ogni azione intrapresa valutandone gli effetti, bisogna aggiornarsi costantemente, bisogna utilizzare strumenti di monitoraggio, lavorare a stretto contatto con il cliente con trasparenza e professionalità evitando di apparire come quelli che sanno usare la “bacchetta magica”. Le magie non esistono.

11 – Qual è secondo te un buon investimento SEO per E-commerce?

Come ho detto nella premessa direi che investirei nella ricerca della giusta nicchia di mercato e magari in qualche buon influencer sociale.

12- L’algoritmo dei nostri giorni che faccia ha?

L’algoritmo cambia continuamente, per lo più con aggiornamenti che penalizzano le pratiche deprecate di over-optimizing. A Google non piace essere “fregata”.

Amiche_di_Smalto

Professione Blogger

Chantal Bombaci No Comments

Come può diventare un lavoro e il dialogo con le aziende?


 

Con l’inizio di febbraio abbiamo deciso di far partire una nuova sezione, dedicata allo  ‘Storytelling’, in compagnia di esperti del settore che ci racconteranno la propria esperienza.

Marketing A Colori, dove la creatività di ognuno trova la sua dimensione, dove la  professionalità è di casa.

Intanto ringraziamo Claudia Mammalella per aver inaugurato questo nuovo capitolo del blog e buona lettura!

 

A cura di Claudia Mammalella, Giornalista e Fashion Blogger.

Amiche_di_Smalto

A chi almeno una volta nella vita non è venuta l’idea di creare un blog. Perché scrivere è quasi una terapia, perché tutti abbiamo una passione da raccontare e soprattutto perché tecnologicamente è diventato abbastanza semplice ed accessibile.

Ma quando un blog può diventare un lavoro e che vantaggi traggono le aziende nell’investire in un blogger per comunicare il loro prodotto? Due domande fondamentali con tante risposte complesse ma semplici allo stesso tempo, perché alla base c’è sempre la professionalità.

Professione blogger

Quando si crea un blog, il brivido di diventare famosi (influencer) lo sentiamo tutti, magari come Chiara Ferragni nella moda ma parliamoci chiaro: il mercato è oramai saturo e non bisogna dimenticare che Chiara Ferragni come molte altre sue colleghe, erano già delle star sui social e poi hanno creato un blog.

Oggi per avere un blog di successo bisogna innanzitutto individuare una nicchia, studiare molto sulla comunicazione digital e social e naturalmente guardare sempre chi fa meglio di noi…

Quando un blog può diventare un lavoro

Parto dalla mia esperienza e ciò che mi ha spinto a creare il blog/magazine Amiche di Smalto è stata sicuramente la passione. Ho fatto il punto sulle mie competenze ed esperienze professionali – la moda e il web – e mi sono buttata in questa avventura con passione e determinazione.
Avendo una formazione giornalistica non sono partita dalla mia immagine come fashion blogger (post/foto “guardate cosa indosso e come sono bella”) ma ho prima fatto un lavoro di personal branding mostrando alle persone la mia identità e professionalità attraverso i contenuti che proponevo.
Solo adesso, dopo circa 1 anno e mezzo, oltre ai contenuti scritti con il mio stile personale, sto cominciando “a metterci la faccia” perché Amiche di smalto è un magazine ma anche un blog e devo comunque differenziarmi da un classico sito web di moda.

La mia scelta è stata puntare sui contenuti di qualità e meno sulla mia immagine e devo dire che tutto sommato è stata una scelta vincente perché le aziende sono sempre di più interessate alla creazione di contenuti e meno sulla sola immagine sui social (a meno che non siate una super star!).

Io ho un faro nel mio percorso di blogger e si chiama Riccardo Scandellari, blogger, creativo, giornalista e autore di libri sul personal branding e marketing digitale. Di recente ho letto un suo post molto interessante che riassume in questo modo la profesisone influencer:

ll boom di internet e dei social network ha permesso agli utenti esperti in un determinato settore di poter produrre contenuti e di ottenere seguito sui temi di propria competenza.

Questi comunicatori digitali vengono ormai comunemente definiti “influencer” e secondo un recente studio di Augure, il 74% dei marketer ha utilizzato queste persone nel 2015 e l’84% prevede di utilizzarli quest’anno. I dati di questo studio dimostrano la fiducia delle agenzie in questa nuova forma di promozione: il 47% la considera “molto efficace”, mentre il 34% “abbastanza efficace”.

Il vantaggio delle aziende ad investire sui blog

Percepire i cambiamenti della comunicazione e adeguarsi, non è mai un processo veloce ma sono oramai circa 10 anni che le aziende hanno captato l’importanza dei blog e c’è chi investe seriamente.
Oltre al classico ufficio stampa ci sono anche le figure di digital pr e delle web agency che curano la comunicazione digitale delle aziende e fanno anche da tramite tra le aziende e i blogger.

Sicuramente rispetto ai tradizionali siti web di grandi gruppi editoriali, la maggior parte dei blog hanno una audience inferiore ma molto targettizzata e fedele e se il blog ha contenuti di qualità sicuramente saprà personalizzare al meglio un post o un advertorial, comunicando in maniera efficace l’immagine delle aziende.

 

“Il mercato dell’influencer sta cambiando”, afferma Rob Norman a CES 2016, sono necessarie nuove voci per la generazione digitale. Le aziende ora hanno bisogno di catturare determinati segmenti di pubblico”.

 

Il rapporto tra blogger e aziende

Alcuni blogger si accontentano di recensire prodotti e riceverli in cambio ma come accade in tutte le professioni, le competenze e “i numeri” vanno retribuiti.

Se ci si confronta con un’azienda in termini di “cambio merce” non sarete mai percepiti come professionisti.

Naturalmente è un passo che si può fare quando si è certi di ciò che si sta offrendo, vale a dire contenuti di qualità, posizionamento sui social, un dialogo professionale e soprattutto dopo aver “seminato” molto.

Non dimentichiamoci inoltre, che uno dei vantaggi del web per le aziende è che è tutto tracciabile e verificabile, per cui preparatevi a fare report analitici su accesso ai post, condivisioni e tutto ciò che avete promesso, perché sul web i numeri contano!

E a proposito di numeri a volte vedo profili social con svariati K che nemmeno Obama… e qui bisogna fare sempre attenzione (sia le aziende che i blogger che acquistano followers). I numeri importanti a cui mi riferisco sono anche quelli ottenuti grazie al posizionamento web e la qualità del post che solo la passione che spinge un blogger può dare.

 

Claudia Mammalella
Giornalista e Fashion blogger
www.amichedismalto.it

 

 

 

 

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