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Interruption Marketing

Francesco Degortes No Comments

Posso disturbarla?


 

–  Allora le spiegavo che..
– Scusi, un secondo!.. Pronto!
– …
– Si, sono io.
– …
– No grazie… guardi non sono interessata, non so usare il computer… la ringrazio, mi avete già chiamato venti volte questa settimana. Arrivederci… Dicevamo?
– Le stavo dicendo che per riuscire a…
– Driiin!
– Mi scusi davvero. Chi sarà adesso’
– Salve Signora, conosce la nuova linea Rughe addio..
– Guardi mi scusi, ma ho il sugo sul fuoco e comunque ancora ho qualche annetto prima di dovermi preoccupare delle rughe.
– Si, ma…
– La ringrazio. Stum!
– Dove eravamo rimasti?

– Oggi ognuno di noi è inondato da oltre 2000 interruzioni di outbound marketing (sinonimo di interruption marketing, nda) al giorno, ed inventiamo modi sempre più creative per bloccarle.- cit. Brian Halligan, CEO di Hub Spot.

Quotidianamente siamo subissati da messaggi pubblicitari, che ci “interrompono” e spesso “disturbano”, tentando di attirare la nostra attenzione su prodotti ai quali, nella stragrande maggioranza dei casi, non siamo assolutamente interessati.

Tentare di farsi conoscere irrompendo nella vita delle persone, senza che esse abbiano dato un reale consenso a farlo, può spesso avere più risvolti negativi, che positivi.

L’outbound marketing o interruption marketing, è quella strategia di marketing che mira, attraverso i vari mezzi di comunicazione (tv, radio,web etc.), a farsi conoscere o far conoscere un prodotto, dal maggior numero possibile di ipotetici clienti, interrompendo le persone mentre svolgono un’azione e tentando di spostare la loro attenzione verso un’idea o prodotto specifico (per ciò che concerne il web: spam, interstitial, finestre pop-up o per esempio i messaggi pubblicitari su youtube prima della riproduzione di un video). Le falle legate a questo approccio sono:

– i costi elevati della pubblicità.
– l’abnorme quantità di messaggi promozionali
– il poco tempo che ognuno ha a disposizione per prestare attenzione a questo tipo di inserzioni
– la mancanza di un reale consenso da parte dell’utente/cliente a ricevere tali informazioni.

Inoltre, gli utenti raggiunti, potrebbero non essere interessati all’informazione/prodotto o peggio ancora la modalità invasiva adottata potrebbe allontanare ipotetici clienti.

Per queste ragioni, ci si sta sempre più orientando verso un marketing del consenso. Non più un atteggiamento push( outbound marketing: spinta del prodotto verso il cliente), ma pull (inbound marketing: attirare il cliente verso il proprio brand). L’idea di base è farsi trovare dal cliente quando si viene cercati, instaurando con esso una relazione basata sul consenso spontaneo che esso da al ricevere informazioni dall’azienda. (Permission marketing, termine coniato da Seth Godin, in contrapposizione all’interruption marketing.)

L’inbound marketing mira a trovare nuovi clienti, intercettando i loro bisogni, come avviene con il marketing dei motori di ricerca, e creando contenuti che possano stuzzicarne l’attenzione. Sono quindi i clienti che cercano l’azienda o il prodotto e non viceversa. Utilizzando strumenti e strategie ad hoc l’azienda deve essere presente quando il cliente ne ha bisogno. A questo scopo è molto utile la SEO (search engine optimization), per capirci meglio: se avete un’agenzia immobiliare, quando viene digitata la parola casa o affitto o vendita, la vostra pagina o sito dovrebbe essere il primo dei risultati. Altro fattore fondamentale è la generazione di lead (creare contatti profilati) grazie all’uso di call-to-action (pulsanti che inducono a fare un’azione, per esempio l’iscrizione a una newsletter) e di landing page ( pagine di atterraggio, dove si finisce dopo aver cliccato il pulsante).Questo tipo di strategia ha inoltre un vantaggio di non poco conto: i dati.

Con l’inbound marketing tutto il processo d’acquisto viene seguito, e con appositi software d’analisi è possibile comprendere quali sono i canali pubblicitari più redditizi, potendo così sfruttare meglio sforzi e risorse economiche. ROI (return on investment) ritorno dell’investimento, per capire quanto il capitale investito in campagna pubblicitaria ritorna in termini di reddito o visibilità.

– Dove eravamo rimasti?
– Le dicevo che con questo video citofono, ha la possibilità di evitare che i vari avventori venditori di fumo la disturbino, è dotato anche di un interruttore per disattivare e riattivare il citofono a suo piacimento.

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